La basilica abbaziale di San Martino delle Scale (de Scalis)[1][2] e l’annesso monastero dell’Ordine di San Benedetto della congregazione cassinese costituiscono un aggregato monumentale ubicato nella frazione di San Martino delle Scale di Monreale[3][4] adagiato in una porzione di territorio compresa tra le falde di Monte Cuccio e Monte Caputo.
Sebbene il monumento ricada nel territorio del comune di Monreale, Gaspare Palermo lo elenca tra le meraviglie e attrazioni delle immediate adiacenze della città di Palermo.[5]
- 573 o 581, la tradizione vuole il primitivo monastero[2] di San Martino fondato da papa Gregorio I assieme ad altre cinque strutture similari in Sicilia edificate in altrettanti territori di proprietà della famiglia materna.[6][7] Gli stessi monasteri cui fa riferimento lo stesso pontefice nelle lettere indirizzate al Clero siciliano, in due di esse proprio al monastero di San Martino.[8]
In particolare codesta struttura era destinata inizialmente a solo donne.[6] Sorte delle discordie e contese fra le religiose, la situazione degenerò dopo l’ammissione del medico Anastasio, convocato per la cura delle monache inferme, circostanza che determinò grave scandalo e disordine. Informato San Gregorio, intervenne l’arcivescovo Vittore che dispose il trasferimento delle monache presso una struttura cittadina denominata Santa Maria della Speranza. Nella sede di San Martino delle Scale confluirono monaci provenienti da tutti i monasteri dell’Ordine benedettino di Palermo.[6]
Poche fonti attendibili e non sempre adeguate, rendono incerta l’origine “gregoriana” dell’abbazia, rasa al suolo dai Saraceni nel 820c.[9] seguita dalla ricostruzione del luogo di culto in epoca normanna.[2]
- 1347, l’atto di rifondazione, redatto dalla cancelleria di Emanuele Spinola arcivescovo di Monreale, attesta la ricostruzione in epoca medievale.[2]
Per la conduzione sono convocati i monaci benedettini del monastero di San Nicola l’Arena di Nicolosi alle falde dell’Etna. Il feudo già denominato di San Martino delle Scale, di pertinenza del vescovado monrealese è retto da Angelo Sinisio, primo abate con incarico dal 26 luglio 1352 al 27 novembre del 1386.[9] Il buon operato condotto dall’abate Sinisio comporta la donazione di ingenti appezzamenti, come i feudi di Cinisi, Borgetto, Sagana (territori compresi nelle odierne Giardinello e Montelepre), Milocca (attuale Milena) in cui l’abate esercita anche la potestà baronale.[10]
Federico IV di Sicilia elargisce concessioni, esenzioni di dazi e gabella di dogana.[11] Anche Papa Gregorio XI concede alcune prerogative. Tutta l’attività comporta il consolidamento e l’ingrandimento della “giovane” diocesi di Monreale. Giuliano Majali († 1470), tra i monaci, ambasciatore del sovrano Alfonso d’Aragona presso il Bey di Tunisi, contribuisce all’arricchimento e all’abbellimento dell’istituzione.[12]
La sontuosa chiesa che oggi ammiriamo[2] è la rielaborazione delle antiche strutture architettoniche, coincidenti con l’incorporazione del cenobio nella congregazione cassinese, ovvero l’unione dei monasteri benedettini che aveva come primo intento quello di favorire la collaborazione tra le abbazie della penisola italiana. L’azione permette la rifioritura dell’osservanza monastica per certi versi decaduta, soprattutto a causa delle ingerenze di nobili laici o ecclesiastici che dall’esterno miravano a privare delle cospicue rendite i singoli monasteri.
Nel 1564 ha inizio la riedificazione dell’attuale chiesa abbaziale, termine dei lavori nel 1595. Le date sono desunte dall’Archivio Storico dell’Abbazia e dalle due iscrizioni marmoree poste sulla facciata esterna della stessa chiesa.[13]
- 1602 20 maggio, Solenni riti di consacrazione presieduti da Diego Haëdo arcivescovo di Palermo. L’evento è rievocato da un’altra iscrizione posta sull’acquasantiera sinistra della controfacciata, una delle tre espressioni presenti del rinascimento siciliano.[2]
- 1608, Predicazione del Battista, opera di Filippo Paladini.[14]
La vita culturale dell’abbazia si presenta vivace e originale: produzioni e committenze artistiche, attività editoriali, insegnamento. Il centro propulsore degli studi è indubbiamente la biblioteca che, in strutture rinnovate e ingrandite durante il XVIII secolo, diventa un polmone inesauribile che attira studiosi e ricercatori da ogni parte e in ogni epoca. L’ambiente insieme alla Fontana nel chiostro detto Cortile dei Marmi, compresi nel recinto monasteriale, opere dell’architetto Giovanni Biagio Amico. Allo stesso artista appartengono le architetture interne del tempio comprendenti gli ornati dell’altare maggiore e degli altari laterali, ornati in marmi del coro all’interno del tempio, infine il coronamento esterno del luogo di culto.[15]
La progettazione del nuovo prospetto del monastero è opera dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia che nel 1775 realizza il nuovo dormitorio. La facciata di questa nuova struttura lunga circa 137 metri è ripartita su tre ordini e si affaccia su Palermo.
L’abate occupa il 50° seggio del Parlamento di Sicilia. Il sovrano Ferdinando I delle Due Sicilie è spesso ospite delle strutture durante i soggiorni presso la reggia palermitana.[16]
Nel 1787 Goethe in visita a Palermo giunge a Monreale visitando proprio questo convento e non, come ci si aspetterebbe, la Cattedrale di Monreale.
Con l’emanazione delle leggi eversive, la confisca dei beni del 1866 e la conseguente spoliazione del patrimonio storico – artistico causano il declino dell’istituzione, riducendo la comunità monastica ormai decimata e indebolita.
- 1932, nello spirito del concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, la comunità monastica ottiene il riconoscimento come “ente morale”.
- 1946, raggiunto il numero di monaci previsto dalle Costituzioni cassinesi è determinato il ripristino di alcune attività proprie della comunità monastica, la quale prenderà sede in una parte dell’antico complesso monumentale: l’insegnamento nel collegio e nell’alunnato monastico, l’allestimento di un laboratorio di restauro del libro, l’apertura al pubblico della ricostituita biblioteca e la rivendita di alcuni prodotti tipici del monastero.
- Fine ciclo di restauri.