All’interno delle mura, a poca distanza dalla Porta Nord sorge l’area sacra del santuario di Cappiddazzu (in siciliano “cappellaccio”, usato per indicare un cappello dalla larga falda). In una prima fase (inizi del VII secolo a.C.) sono datate una serie di fosse scavate nella roccia e profonde circa 30 cm, disposte all’interno di una fossa più grande, nelle quali furono rinvenute ossa di ovini e bovini, utilizzate dunque probabilmente per i sacrifici. Nella seconda fase, attribuita alla seconda metà del VII secolo a.C. venne costruito un primo edificio con muretti in pietrame grezzo, affiancato da un pozzetto costruito nella medesima tecnica. Ad una terza fase del V secolo a.C. sono riferibili frammenti architettonici di capitelli d’anta a gola egizia pertinenti ad un edificio in pietra che dovette essere distrutto nell’assedio del 397 a.C. e i cui materiali furono poi riutilizzati nelle fondazioni dell’edificio ricostruito. I resti attualmente meglio visibili si riferiscono alla quarta fase, la ricostruzione del IV secolo a.C., che consiste in un grande edificio a pianta tripartita a nord, inserito in un ampio recinto di m 27,40 x 35,40. Davanti all’edificio sacro si conserva una struttura costituita da una lastra di pietra rettangolare con un grosso foro al centro e due semifori ai lati, posta entro un recinto in pietre rozzamente sagomate e destinata probabilmente a contenere tre betili conici. Si conservano inoltre i resti di una grande cisterna ovale e tracce di intonaci e pavimenti di diverse epoche (saggi recenti hanno individuato tracce di interventi tra il I secolo a.C. e il V secolo d.C. I resti di una piccola basilica bizantina furono eliminati negli scavi degli inizi del Novecento e sono conosciuti solo da uno schizzo.