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TAVERNA DI MONTE CHIODO

Di Antonio De Capua – Taverna di Monte Chiodo, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=48771126

Ai piedi di Monte Chiodo, a sud di esso, passa un’importante via direttrice della transumanza, già a partire dall’antichità preromana. Con il riordino voluto da Alfonso V d’Aragona nel 1447, essa fu inserita come parte del percorso principale del Regio Tratturo n. 7, che conduceva da Pescasseroli a Candela.[45] Probabilmente fu insieme con questa opera di istituzionalizzazione delle vie della pastorizia che furono impiantate delle taverne lungo il percorso. Questi luoghi erano i punti in cui veniva riscosso il pedaggio, poi abolito entro la fine del XVIII secolo;[46] inoltre erano luoghi di sosta e ristoro, probabilmente rivolti non ai pastori ma alle altre categorie di viaggiatori lungo il tratturo.

La taverna di Monte Chiodo è un edificio a due piani, posto poco oltre la confluenza di un percorso proveniente da Benevento nel tratturo principale.[47] È costruito quasi interamente in pietra calcarea: su un basamento in grossi conci lavorati si ergono le mura, costituite da blocchetti grezzi.

La facciata è delimitata da due torrette circolari ai lati. Il portale, ad arco ribassato, è centrato fra due finestre. Al piano superiore, in corrispondenza, è una piccola loggia a tre arcate, con un balconcino lievemente sporgente, compresa fra due finestre corrispondenti a quelle del piano inferiore. Una cornice separa visivamente i due piani. Il portale e le finestre del piano terra, in facciata e ai lati, sono contornati tutti con conci lavorati.[46]

L’androne al piano terra, immediatamente oltre il portone, presenta una fonte con una vasca in pietra sul lato destro. A sinistra dell’androne erano le cucine, mentre a destra sono le scale per accedere al piano superiore, ove si trovavano le camere. Dietro al corpo principale dell’edificio sono poste delle stalle.[48]

A fine XVIII secolo veniva segnalato che il tariffario per il passaggio era inciso sul lato opposto di un’iscrizione romana mutila, prelevata presso il ponte delle Chianche, che commemorava alcuni lavori di restauro della via Traiana.[49]

La taverna fu abbandonata verso gli anni 1950 o 1960 insieme con il tratturo[47]. Nei primi anni 2000 è stata sottoposta a un restauro, che fra l’altro ha riaperto gli archi della loggia, precedentemente otturati. Tali lavori hanno però determinato anche un crollo parziale dell’edificio, che poi è stato ricostruito fedelmente.[50]