Tre Fontane è il nome di un complesso architettonico rurale di epoca rinascimentale ubicato lungo la linea spartiacque appenninica, a cavallo fra la valle del Cervaro e l’alta valle del Miscano a un’altitudine di 725 m s.l.m.. Da un punto di vista amministrativo il complesso è situato nel territorio comunale di Greci (in provincia di Avellino), presso il confine territoriale con Ariano Irpino e Castelfranco in Miscano.[1]
Il complesso si compone di una grande masseria fortificata a pianta quadrangolare con un’ampia corte centrale, di un’altrettanto imponente taverna di forma rettangolare e di un modesto casale ubicato alle falde di un’antica cava di pietra. Ognuno dei tre edifici, situati a quasi 200 m l’uno dagli altri, disponeva di una propria fonte sorgiva[1]; da qui l’origine del toponimo.
L’insediamento delle Tre Fontane sorse all’incrocio fra tre antiche direttrici di traffico[2]
- la via Appia Traiana, costruita nel II secolo d.C. in sovrapposizione alla più antica via Minucia e rimasta in uso per tutto il medioevo quale parte integrante dell’itinerario della via Francigena[3]
- il tratturello Camporeale-Foggia, un percorso della transumanza che univa il tratturo Pescasseroli-Candela alla città sede della Règia dogana della Mena delle pecore[4]
- il tratturello Volturara-Castelfranco[2], una diramazione del tratturo Lucera-Castel di Sangro; a differenza dei due precedenti questo tracciato percorreva la catena appenninica in senso longitudinale[5]
Assai scarse sono tuttavia le tracce della frequentazione del sito in epoca imperiale e medievale; l’edificazione del complesso avvenne infatti solo nel Cinquecento[6], al termine delle devastanti guerre d’Italia del XVI secolo. Fin dagli inizi l’insediamento fu occupato dal gruppo etnico arbëreshë, lo stesso che risiede anche a Greci e che ben conserva la cultura e la lingua d’origine, ma non il rito bizantino[7].
Sorto in corrispondenza dell’allora principale crocevia tra Campania e Puglia, l’insediamento in una prima fase dovette essere assai florido grazie all’intenso traffico di pastori, viandanti, cavalieri e mercanti; a tal riguardo è significativo che la taverna fosse costruita esattamente sul tratturello e munita ai lati di portali che consentivano il controllo dei transiti[2]. Tuttavia, dopo che nel corso del Seicento fu costruita la nuova strada regia delle Puglie che penetrava direttamente nella valle del Cervaro passando dalla più meridionale sella di Ariano, ebbe inizio l’inevitabile fase della decadenza.[8]