La grotta di San Cleto è una cisterna di epoca romana, volgarmente chiamata grotta, situata nell’ipogeo della chiesa del Purgatorio di Ruvo di Puglia.
La fonte più antica che ne attesta la presenza risale al 1729 ma è possibile identificare questa cripta con una cisterna di età romana, guardando alle tecniche di realizzazione ed ai materiali usati (gli stessi che connotano cisterne romane ben più famose)[1]. Questa cisterna fu costruita nella parte più alta della collina della Ruvo romana e probabilmente era utilizzata o per l’approvvigionamento idrico della città o per rifornire un vicino impianto termale[2].
Ben presto però questo luogo divenne rifugio per perseguitati e per i primi cristiani ruvestini, come dimostrato dall’esistenza di numerosissimi cunicoli utili per la fuga. La tradizione infatti vuole che san Pietro, avendo la necessità di costituire un nucleo cristiano stabile a Ruvo, creò vescovo san Cleto, futuro terzo papa[3]. Il primo vescovo di Ruvo dunque avrebbe riunito i suoi fedeli all’interno di questa grotta per svolgere le varie celebrazioni sacre. Tuttavia non è certo che san Cleto sia stato il primo vescovo di Ruvo, poiché è storicamente accertato che la diocesi di Ruvo sia stata fondata nell’XI secolo ed il primo vescovo sia stato Gioacchino de Zonicis, eletto nel 1090[3]. La diffusione della leggenda di un san Cleto fondatore della diocesi ruvestina deriverebbe dalla volontà del papato in età normanna di ricondurre all’ortodossia le chiese greche del sud, stabilendo un diretto e antico legame con la chiesa romana[3].
In seguito nel XVI secolo fu costruita la chiesa della Madonna del Suffragio al di sopra della cisterna e nello stesso periodo sorse la confraternita di san Cleto con sede nel suddetto tempio[4]. Nel Seicento fu poi costruita anche la chiesa di san Michele Arcangelo (ma dedicata al culto delle anime del Purgatorio) accanto a quella dedicata alla Madonna del Suffragio[4]. Le due chiese furono poi unite in due sole navate, dando vita alla chiesa del Purgatorio[4].