Il Santuario di Santa Maria Greca (detto anche Chiesa della Madonna Greca) è un importante luogo di culto cattolico della città di Corato, nella Città metropolitana di Bari. La chiesa, sede della parrocchia omonima, è molto importante per il paese poiché strettamente legata ad alcuni avvenimenti di notevole rilevanza per la sua storia; vi si custodisce inoltre una presunta immagine acheropita ed è il luogo di sepoltura della Serva di Dio Luisa Piccarreta.
L’evento leggendario alla base della storia della chiesa avvenne una decina d’anni prima della sua costruzione, precisamente nel 1656, anno in cui nell’intero Regno di Napoli si verificò una terribile epidemia di peste; nel luglio dello stesso anno anche Corato ne fu soggetta e in pochi giorni la popolazione fu decimata dall’infezione. A quel tempo la città possedeva ancora una cinta muraria medievale dotata di ben venticinque torri, molte delle quali in disuso già da molti decenni; la gente cercò scampo dal morbo rifugiandosi nelle segrete di queste torri, invano. In particolare i cittadini si radunarono di fronte a una delle torri più antiche, denominata “La Greca”, così denominata perché forse risalente all’epoca bizantina: un’antica tradizione riferiva che nei suoi sotterranei, da tempo inaccessibili, fosse conservata un’icona della Vergine Maria; il popolo credette che riportandola alla luce la Madonna avrebbe concesso il suo patrocinio alla città, salvandola dalla peste. Molta gente accorse presso il piccolo buco che costituiva ormai l’unico accesso agli ambienti sotterranei, senza però riuscire a entrarvi. Il sacerdote Francesco Lojodice, all’epoca di stanza a Corato, temendo che l’assembramento di gente potesse favorire il contagio si assunse il compito di far allargare la buca e di entrarvi per compiere la ricerca dell’immagine sacra. Lojodice non trovò tuttavia alcuna icona, ma solo una piccola finestrella con tracce di pittura ormai sbiadite. Nella notte del 17 luglio, però, il sacerdote vide in sogno la Vergine Maria, che gli promise la salvezza di Corato se lui avesse dedicato al suo culto il sotterraneo in cui si era calato giorni prima. Il giorno dopo Lojodice chiese e ottenne dall’arcivescovo di Trani Tommaso Sarria il permesso di trasformare il sotterraneo in un oratorio aperto al pubblico, così fece iniziare i lavori per renderlo adatto alla preghiera; nel frattempo chiamò un pittore perché dipingesse l’immagine di Maria così come gli era apparsa in sogno. Tuttavia, benché il sacerdote si sforzasse di descrivere nei minimi dettagli la figura della Madonna, il pittore non riusciva a riprodurla in alcun modo; il popolo che lo attorniava intanto continuava a pregare la Vergine perché concedesse il suo aiuto. Secondo la leggenda, verso mezzogiorno si udì il suono melodico di un campanello, e una donna cieca lì presente prese a indicare la tavola di legno preparata dal pittore, sulla quale era miracolosamente apparsa un’immagine nella quale Lojodice riconobbe la Madonna esattamente come le era apparsa in sogno. Da quel giorno Corato fu libera dalla peste, a differenza di altre città limitrofe che subirono ingenti perdite.
La prodigiosa icona venne collocata nella finestrella del sotterraneo della Torre Greca, che divenne mèta di pellegrinaggi e orazioni, tanto che nel 1664 lo stesso Lojodice promosse la costruzione di una chiesa superiore che consentisse l’afflusso di molta gente e ne evitasse la calca in un luogo stretto e chiuso. La vecchia torre fu quindi abbattuta e al suo posto fu eretta una chiesa; il primitivo oratorio fu ampliato e divenne la cripta del nuovo edificio. La chiesa assunse il titolo di “Santa Maria Greca” non solo a causa del nome della vecchia torre, ma anche perché nell’icona la Madonna appare con lineamenti e abiti di foggia greca. Nel corso degli anni tanto la chiesa quanto la cripta subirono numerosi interventi di restauro, rifacimento e ampliamento; in particolare, quello avvenuto nel 1891 fece assumere all’edificio la forma che ha oggi, ribaltandone completamente la pianta e demolendo la cupola che si innalzava sul transetto. Al giorno d’oggi solo la cripta mantiene quasi intatti gli elementi originali del XVII secolo; della chiesa superiore originaria non rimangono che alcuni decori, i dipinti e il portale originario, oggi completamente murato ma ancora visibile alle spalle dell’altare maggiore in corrispondenza dell’abside.