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CATTEDRALE DI SAN SABINO

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Di Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61448663

La Basilica Cattedrale Metropolitana di San Sabino è la cattedrale di Bari, in Puglia, sede vescovile dell’arcidiocesi cattolica di Bari-Bitonto.

L’edificio attuale, che data tra il XII e il XIII secolo e probabilmente verso l’ultimo trentennio del millecento, fu costruito, per volontà dell’arcivescovo Rainaldo, sulle rovine del duomo bizantino distrutto da Guglielmo I detto il Malo (1156), del quale è possibile ancora oggi osservare a destra del transetto parte del pavimento originario che si estende sotto la navata centrale.

Prima ancora del duomo bizantino, anche per la presenza della diocesi barese che risale infatti quanto meno al V secolo, quando è attestata la partecipazione del vescovo Concordio al Concilio Romano del 465, esisteva un’antica chiesa episcopale databile intorno al VI secolo, i cui resti si trovano sotto la navata centrale, come fa pensare uno dei mosaici pavimentali che contengono un’iscrizione in cui compare il nome del vescovo Andrea (758761). Strutturata a tre navate, con pilastri quadrati e volte a crociera costruite con blocchi di pietra posti a spina di pesce, probabilmente si trovava nel luogo in cui sorge la cripta della cattedrale attuale, l’episcopio di Santa Maria. Ne conferma l’esistenza anche il ritrovamento di fondazioni di un edificio absidato il cui asse doveva essere disposto leggermente obliquo rispetto a quello dell’attuale cattedrale.

In sostituzione di questa chiesa episcopale, nella prima metà dell’XI secolo l’arcivescovo Bisanzio (10251035) fece costruire una nuova chiesa terminata poi da Nicola I (10351061) e Andrea II (10611068), suoi successori. Questa chiesa fu poi distrutta da Guglielmo il Malo, durante la distruzione dell’intera città nel 1156 durante la quale fu risparmiata soltanto la basilica di San Nicola.

Per l’opera dell’edificio attuale furono usati materiali provenienti dalla chiesa precedente e da altri edifici distrutti. Consacrata il 4 ottobre 1292, la chiesa si rifà allo stile della Basilica di San Nicola. L’edificio ha poi subito una serie di rifacimenti, demolizioni ed aggiunte a partire dal XVIII secolo. Durante il XVIII secolo la facciata, l’interno delle navate, l’interno della Trulla (l’antico battistero del XII secolo, oggi sacrestia) e la cripta furono rifatte in forme barocche su progetto di Domenico Antonio Vaccaro. L’arredo interno fu invece riportato alle antiche fattezze romaniche negli anni cinquanta del XX secolo.

Tipologicamente, si tratta di un importante esempio di romanico pugliese. La semplice facciata è divisa da due lesene in tre parti che riproducono la sezione delle navate col timpano nel mezzo, gli spioventi laterali e due minori segmenti alle estremità, in corrispondenza delle arcate dei fianchi. Il coronamento ad archetti poggia, nelle ali, su mensole figurate. Nell’alto della parte mediana corrono due fregi, a racemi bizantineggianti il superiore, a rosette e archetti l’inferiore, interrotto dalla grande rosa recinta di una bella cornice semicircolare ornata di sette mensole a figure grottesche originariamente di epoca gotica, ma in gran parte opera di restauro. La bifora sottostante ha cornice a dentelli e corona di rosario, come le piccole monofore che inquadrano la rosa.

I tre portali barocchi sono le sole parti rimaste dei rimaneggiamenti del secolo XVIII ma inglobano gli antichi semplici portali architravati della cattedrale dell’XI secolo. Nel muro a destra della facciata si aprono un’edicola e una rosa barocca.

Il fianco sinistro è aperto da profonde arcate sulle quali corrono gallerie esafore (rifatte). Il portale laterale ha negli stipiti resti di decorazione della chiesa precedente. L’ultimo tratto del fianco è occupato dalla grande costruzione cilindrica della trulla (antico battistero trasformato in sacrestia nel XVII secolo). La testata del transetto ha tre coppie d’arcate cieche, racchiudenti ciascuna due coppie d’arcatelle minori, due piani di bifore e una rosa. Ad essa s’innesta il campanile (dell’altezza di 68,90 m[1]), elegante e aggraziato, che si eleva sopra la linea del tetto con tre ordini di bifore, uno di trifore e uno di quadrifore, e termina con un’altra cuspide, di restauro. La facciata posteriore, che racchiude e occulta le absidi, fiancheggiata da due campanili, di cui quello destro caduto durante il terremoto del 1613), ha al centro un superbo finestrone, capolavoro della scultura pugliese della fine del XII secolo. L’ampia apertura centinata, a doppia cornice, è racchiusa in un baldacchino su colonne pensili. Cornici, sottarco, parapetto e mensole sono coperti d’una fitta decorazione a motivi vegetali e animali d’ispirazione orientale, lavorata quasi a traforo, mentre le figure a tutto tondo (elefanti e sfingi) sono sculture di classica plasticità. La testata del transetto sud presenta una doppia archeggiatura cieca che ne divide lo zoccolo, eleganti bifore fiancheggiate da animali su mensole, e la grande rosa (XVI secolo) ad imitazione delle forme romaniche. Il fianco destro ripete le profonde arcate e le gallerie esafore di quello sinistro, il portale, però, è preceduto da un portico con colonne primitive e arcate cieche trecentesche. Al di sopra, il muro della navata maggiore, aperto da monofore, è coronato da un bel fregio che continua quello della facciata. Il tiburio ottagonale, d’ispirazione orientale, si eleva sulla crociera celando la calotta della cupola: spartito da esili lesene con archetti falcati coronato da un bel fregio a intrecci vegetali.