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BASILICA DI S. NICOLA

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Di Berthold Werner, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61405024

La basilica di San Nicola nel cuore della città vecchia di Bari, è uno degli esempi più significativi di architettura del romanico pugliese.

La Basilica di San Nicola è Basilica pontificia, il suo affidamento ad un determinato ordine religioso spetta cioè direttamente alla Santa Sede. Questo nuovo status giuridico risale al 1929 (Patti Lateranensi), quando lo Stato italiano, incamerando tutte le proprietà della Basilica, rinunciava alla “palatinità” (gestione diretta del re sulla vita del clero) e immetteva la Santa Sede in questa giurisdizione.

Nel 1951, ponendo fine all’istituzione del capitolo dei canonici che serviva nella chiesa dalla prima metà del XII secolo, la Basilica fu affidata all’Ordine domenicano che ancora presta il suo servizio prestando una particolare attenzione agli aspetti ecumenici.

Fu costruita in stile romanico tra il 1087 e il 1197, durante la dominazione normanna. L’edificazione della basilica è legata alle reliquie di san Nicola, trafugate, almeno per la parte più consistente[1], da sessantadue marinai baresi dalla città di Myra, in Licia, e giunte a Bari il 9 maggio 1087.

Le reliquie vennero ospitate provvisoriamente presso il monastero di san Benedetto retto dall’abate Elia, il quale promosse subito l’edificazione di una nuova grande chiesa per ospitarle. Fu scelta l’area che sino a pochi anni prima aveva ospitato il palazzo del catapano (governatore) bizantino, distrutto durante la ribellione per le libertà comunali e che Roberto il Guiscardo aveva donato l’anno prima all’arcivescovo Ursone; i lavori furono avviati a luglio dello stesso anno. Il 1º ottobre 1089 le reliquie furono trasferite nella cripta della basilica da papa Urbano II giunto appositamente a Bari.

La costruzione della basilica, frutto di almeno tre fasi successive, si concluse nel 1197, anno a cui risale una pergamena che parla della Basilica già “constructa”. La lapide di consacrazione del 1197 che alcuni interpretano come fine dei lavori era un atto devozionale dell’imperatore Enrico VI che, a ricordo del padre Federico Barbarossa, partiva per la Crociata chiedendo la benedizione di san Nicola.

Nel 1968, Paolo VI elevò il tempio alla dignità di Basilica pontificia promulgando la costituzione apostolica Basilicae Nicolaitanae[2], motivato dal contributo e “dall’impulso al movimento ecumenico[3].

La basilica, considerata uno dei prototipi delle chiese romanico-pugliesi, sorge isolata a poca distanza dal mare.

La facciata a salienti, semplice e maestosa, è tripartita da lesene, coronata da archetti e aperta in alto da bifore e in basso da tre portali, dei quali il mediano, a baldacchino su colonne, è riccamente scolpito. Due torri campanarie mozze, di diversa fattura, fiancheggiano la facciata. I fianchi si caratterizzano per le profonde arcate cieche (sopra le quali corrono loggette a esafore) e le ricche porte. Arcate cieche in basso e bifore in alto animano le alte testate del transetto e la parete continua absidale, ornata al centro da un grande finestrone. All’interno, la basilica presenta uno sviluppo planimetrico a croce latina immissa. Sembra avere uno sviluppo longitudinale, ma non è così. È divisa in tre navate da dodici colonne di spoglio (sei per lato, con le prime quattro binate, cioè affiancate a coppie). Il ritmo della navata centrale, con copertura a capriate, è scandito da tre arconi trasversali, aggiunti nel XV secolo in seguito a un terremoto che aveva reso pericolante l’intera costruzione. Mentre i primi due si impostano sulle prime quattro coppie di colonne binate, l’ultimo arcone è retto da due massicci pilastri compositi, posti quasi a metà della navata stessa.

Al di sopra degli archi c’è il piano del matroneo a trifore. Il soffitto è intagliato e dorato accompagnato con riquadri dipinti del XVII secolo. Tre solenni arcate su graziose colonne dividono la navata centrale del presbiterio. L’altare maggiore è sormontato da un ciborio del XII secolo.

Nell’abside centrale degno di nota è il pavimento con tarsie marmoree e con motivi orientaleggianti dei primi decenni del XII secolo assieme alla vigorosa sedia episcopale marmorea del 1105 e anche al monumento di Bona Sforza, regina di Polonia, di scultori del tardo Cinquecento.

Nell’altare dell’abside destro è presente un trittico di Andrea Rizo da Candia del XV secolo; nella parete retrostante sono vari resti di affreschi trecenteschi. Sulla destra il ricco altare di San Nicola, in lamina d’argento sbalzato del 1684. Nell’abside sinistro campeggia una pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i santi Giacomo, Ludovico, Nicola di Bari e Marco, sovrastata una cimasa che raffigura il Cristo in pietà fiancheggiato dai santi Gregorio e Francesco eseguita da Bartolomeo Vivarini nel 1476.