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BASILICA DI MARIA SANTISSIMA DELLA MADIA

Cattedrale 008.JPG
Di Monopoli91 di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11258824

Il luogo su cui sorge la basilica cattedrale della Madonna della Madia in Monopoli si è rivelato, grazie agli scavi archeologici avviati in loco nel 1986[2], zona di antiche e complesse stratificazioni temporali che, partendo dal 4500 a.C. circa giungono fino ai nostri giorni.

Il luogo su cui sorge la basilica cattedrale della Madonna della Madia in Monopoli presenta tracce di frequentazione umana fin dall’età del Bronzo, come testimoniano i fori di palificazione scavati nella roccia sottostante il pavimento dell’antica cripta della cattedrale romanica, edificata a partire dal 1107 probabilmente sui resti di un antico tempio pagano dedicato al culto delle divinità mediterranee Maia e Mercurio. Sotto la suddetta cripta sono state del resto ritrovate testimonianze di frequentazione messapica della zona come una sepoltura di cui è visibile la controfossa, all’interno della quale – esemplare unico nel suo genere – è stata ritrovata una trozzella in materiale bronzeo e non di terracotta, come invece per gli altri ritrovamenti dello stesso genere. Ancora, sono stati rintracciate numerose tombe a camera di età messapica e corridoi sotterranei utilizzati forse come vie per giungere al tempio di Mercurio/Ermes.[3]

La seconda stratificazione temporale visibile al di sotto della cripta è determinata dalla presenza di alcune fosse votive, di Epoca ellenistica, di cui particolare è risultata la presenza di uno scheletro completo di infante con orecchini circolari in filo d’argento e una sepoltura d’adulto con corredo in vasellame. La successiva stratificazione rivela un sepolcreto di età alto medioevale e dunque sepolture cristiane: le fosse, scavate nella roccia e orientate in direzione ovest – est (con il capo rivolto verso il sole nascente, simbolo di rinascita – Risurrezione), presentano una parte inferiore slargata e un rialzo nella parte superiore, dove probabilmente appoggiava il capo il defunto, a mo’ di cuscino di roccia.[3]

La cattedrale romanica di Monopoli fu costruita abbattendo un precedente edificio di culto dedicato a san Mercurio[4] di età paleocristiana o altomedievale, sorto intorno al 256 d.C.[5] È tradizione che questo antico tempietto fosse stato innalzato sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla divinità omonima Mercurio e a Maia, come leggibile in un’epigrafe in greco oggi visibile nella sagrestia della Cattedrale settecentesca.[6] La cattedrale sorse nel XII secolo in stile romanico, su iniziativa del vescovo Romualdo (1077 – 1118) e con il contributo del duca Roberto d’Altavilla, ma ben presto i lavori furono interrotti per la mancanza del materiale adatto alla costruzione del tetto. Secondo la tradizione, nella notte del 16 dicembre 1117 una zattera approdò nel porto della città all’ingresso del porto canale fatto insabbiare dal normanno Ugo Tutabovi primo conte di Monopoli (1042-1049), trasportando l’icona della Madonna della Madia, e con le travi della zattera, trentuno secondo la testimonianza del Glianes, fu ultimata la chiesa. Essa fu consacrata solo il 1º ottobre 1442: l’impianto basilicale era a tre navate, con transetto e abside. Le dimensioni erano in lunghezza di 31,90 m e in larghezza di 17 m.[7]. A partire dal Cinquecento furono apportate significative modifiche alla cattedrale. Infatti nel 1501 tra l’altare maggiore e l’abside fu edificato un retablo a 16 nicchie con altrettante statue, e sopra di questo fu ricavata una piccola cappella sopraelevata per la custodia dell’icona venerata. Per la prima volta veniva adottata questa disposizione di una cappella sopraelevata al posto dell’abside. Tra il Cinquecento ed il Seicento furono aggiunte otto cappelle laterali, quattro per parte. Nell’ordine, partendo dalla navata destra in prossimità del portale:

  • Cappella di San Michele, della famiglia Galderisi
  • Cappella di San Giacomo, della famiglia Borrassa
  • Cappella del Santissimo Sacramento, della Confraternita del SS. Sacramento: presentava una cupola alta 13 metri e una Pietà in pietra.
  • Cappella della Concezione
  • Cappella di Maria Santissima della Madia (al centro, dietro l’altare di pietra)
  • Cappella di Sant’Anna
  • Cappella della Circoncisione con monumento funebre del vescovo Antonio Pignatelli
  • Cappella di San Giacomo
  • Cappella di San Lorenzo.

In seguito, poiché la cappella sopraelevata della Madonna della Madia era giudicata di dimensioni ridotte in quanto limitata dall’abside romanica, tra il 1642 ed il 1643 fu abbattuta l’intera zona dietro l’altare maggiore per costruire una nuova struttura che consentiva nella parte superiore la realizzazione di una più ampia cappella e nella zona sottostante la sacrestia. A questa struttura, della quale ad oggi si possono notare solo le imponenti fondazioni a livello della cripta romanica, nel 1693 fu addossato un nuovo campanile, in stile barocco in sostituzione di quello romanico crollato in seguito a un fulmine.

Nel Settecento l’intero edificio romanico e le strutture successive, eccetto il campanile, da poco ultimato, furono demolite per costruire la nuova cattedrale in stile barocco, opera iniziata nel 1742 e portata a termine nel 1772. Le motivazioni che portarono i canonici del capitolo a volere una nuova chiesa furono molteplici: in primo luogo l’esigenza di un tempio sacro che rispondesse alle esigenze di una popolazione in costante aumento; in secondo luogo la volontà di seguire la moda barocca del tempo e di eliminare una cattedrale ormai fatiscente e che comunque avrebbe richiesto l’impiego di ingentissime risorse per un lavoro di rattoppamento di cui i canonici non vollero prendersi carico. Si decise così a favore della distruzione totale dell’antico tempio romanico: per l’erigenda cattedrale barocca furono chiamati due maestri muratori e ingegneri, Michele Colangiuli di Acquaviva delle Fonti e Pietro Magarelli di Molfetta che costruirono una chiesa perfettamente aderente ai dettami del Capitolo: ampia, spaziosa, in cui troneggiasse l’Icona della Beata Vergine della Madia. Nel 1786, tredici anni dopo la consacrazione, per proteggere il sagrato dal forte vento proveniente dal mare, fu edificato sul lato destro della facciata un muro alto trentatré metri, comunemente definito muraglione, ad opera di Giuseppe Palmieri, dove trovarono posto 10 delle 12 statue dell’antico retablo cinquecentesco (come San Francesco, San Domenico, Isaia, Geremia, Ezechiele) probabilmente opera di Ludovico Fiorentino, attivo nel XVI secolo. Alcune statue presentano deformazioni causate da un fulmine che cadde il giorno di Natale del 1519 sull’altare maggiore. Agli inizi del 1800 fu edificata la Cappella dei Martiri e nel 1850 venne completata la cappella superiore; alla fine del XIX secolo l’abate Domenico Capitanio realizzò a sue spese il pavimento marmoreo del presbiterio.[8] Agli inizi del ‘900 venne realizzato il pavimento in marmo delle navate, venne dipinto il soffitto della navata centrale e della cupola, furono decorati i pilastri con marmo e fu inserito il nuovo organo che sostituì quello settecentesco. Nel 1959 fu realizzato il sottopassaggio che unisce piazza Manzoni al sagrato della cattedrale.[9]