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TORRE DI SANTA SABINA

Torre Santa Sabina – Veduta
Di Roberto Sernicola – opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94004284

Già frequentato nell’Età del Bronzo,[1] il sito venne utilizzato fin dal VII secolo a.C. come scalo portuale dell’antica città messapica di Karbina (Κάρβινα), che sorgeva presso l’odierna Carovigno, come attestano frammenti ceramici rinvenuti sui fondali.[2] Si trattava di un porto di notevole importanza, avendo una cava di pietra aperta proprio in prossimità della costa, quindi una zona ampiamente battuta dalle navi che trasportavano mercanzie, soggetta ai traffici commerciali tra la Grecia e le città dell’Italia meridionale.

Non è da escludere che il borgo abbia svolto un ruolo più ampio di centro di redistribuzione, funzionale ad altri insediamenti messapici della fascia subcostiera, come San Vito dei Normanni e Ostuni.[2] Le attività marittime proseguirono dall’età micenea fino a quella medievale[4] e moderna[5] (tra gli anni ’70 e ’80 sono stati recuperati circa undicimila reperti archeologici appartenenti a diversi periodi storici).

In epoca imperiale fu sede della stazione di sosta detta Ad Speluncas (così chiamata per via delle grotte presenti in zona), ubicata lungo la Via Traiana.[7] In periodo bizantino il suo territorio era cosparso di insediamenti rupestri e il nome di Santa Sabina deriverebbe dal culto dedicato a questa santa in una delle cripte allora esistenti.[8][9] Nel XIII secolo si insediarono nella contrada i Cavalieri Teutonici,[10] e vi costruirono un ospedale[11] e forse la prima torre. Un inventario di Raimondo Orsini del Balzo della fine del Trecento menziona[12] infatti in questa località una torre distrutta.[13]

Studi sul territorio[14] suggeriscono che l’area sia stata colpita da due maremoti: uno data 6 aprile 1667 e fu originato dal terremoto che distrusse Ragusa di Dalmazia; un secondo tsunami flagellò le coste il 20 febbraio 1743 ed ebbe come epicentro il Canale d’Otranto.

La torre di Santa Sabina[16] è una delle tre torri a forma ottagonale “a cappello da prete” del Sud-Italia, oltre a quelle di Cofano e di San Pietro in Bevagna. In particolare la torre di Santa Sabina ha forma stellare a quattro spigoli orientati verso i punti cardinali, con coronamento merlato. Fu edificata, con ogni probabilità, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, come torre di controllo del porticciolo, dai feudatari di Carovigno; venne poi demanializzata dalla Regia Corte sul finire del Cinquecento secondo le disposizioni del viceré Pedro Afán de Ribera entrando a far parte del circuito di torri di avvistamento antisaraceno.[10] È infatti collegata visivamente con Torre Pozzelle a nord e con Torre Guaceto a sud, che comunicavano tra loro attraverso un piccolo falò acceso dai soldati quando avvistavano in lontananza il nemico proveniente dal mare, in particolare le incursioni turche.[17][18]

Nella seconda metà dell’Ottocento la torre, che aveva ospitato un ufficio della Regia Dogana, versò in stato di abbandono.[10] Ritornò in mani private nel 1915,[19] quando fu acquistata dalla famiglia Dentice di Frasso che la ristrutturò e la vendette in seguito ad altri privati.