Le vasche limarie di Brindisi erano delle cisterne di decantazione e sedimentazione delle acque provenienti da pozzi esterni alla città che, grazie alla naturale pressione, alimentavano alcune fontane della città. Costituivano così la parte terminale dell’acquedotto romano che dal Pozzo di Vito (contrada a circa 10 km a ovest della città) portava l’acqua a Brundisium, attraverso un percorso in parte sotterraneo e in parte in elevato.
Le vasche, che si trovano adiacenti a Porta Mesagne (o Porta Napoli) e quindi a ridosso della cinta muraria, risalgono all’epoca romana e furono costruite con il carparo, il materiale da costruzione più diffuso nella zona. Caddero in disuso, a causa dei mancati interventi manutentivi, probabilmente già nell’alto medioevo, con lo spopolamento conseguente alle scorriere dei Goti e dei Saraceni; con la rinascita della città in età normanna e sveva, la loro funzione fu presa da una nuova cisterna realizzata ancora a ridosso delle mura ma più a meridione (dove poi fu costruito il cinquecentesco bastione San Giorgio) e da una conserva d’acqua costruita nel centro della città.
Le vasche furono quindi “scoperchiate” intorno al 1530, con la costruzione del Bastione Carlo V a difesa di Porta Mesagne: si era reso necessario infatti abbassare la loro altezza che era superiore a quelle delle mura cittadine adiacenti; insieme alla Porta Mesagne, poi, sono state oggetto di interventi impropri nel corso del XX secolo: nel 1903 fu realizzata l'”Officina Elettrica”, proprio a ridosso del corpo di fabbrica; negli anni trenta per contenere un terrapieno furono aggiunti dei tufi di carparo sulle antiche mura; poi nel dopoguerra hanno ospitato un locale di ristorazione.
Nel corso degli anni novanta sono state restaurate in tutte le loro parti conservate e sono tornate alla pubblica fruizione.