La Grotta del Gelo è una grotta dell’Etna, caratterizzata dall’avere all’interno del ghiaccio perenne, per tal è ritenuta essere il perenne ghiacciaio più meridionale d’Europa.[1] [2]
Ubicata a 2030 metri d’altitudine si trova nel territorio del comune di Randazzo. La sua apertura e forma conica rappresenta dai primi anni settanta una meta per escursionionisti e turisti nonché esperti e scienziati. Precedentemente veniva usata dai pastori per abbeverare le loro greggi.
La grotta del Gelo è una galleria di scorrimento, originata dal raffreddamento di una colata lavica dopo un’eruzione iniziata nel luglio 1614 e protrattasi per oltre dieci anni. Il fenomeno che porta alla creazione di questo tipo di strutture è molto comune: le pareti e la superficie della colata, a contatto con l’atmosfera, raffreddano più velocemente della parte interna della colata lavica. Viene a crearsi quindi una sorta di canale coperto fatto di lava solidificata, all’interno del quale scorre il flusso lavico ancora incandescente. Quando l’alimentazione della colata diminuisce, il livello del flusso lavico all’interno si abbassa sempre più, lasciando una struttura cava definita appunto “galleria di scorrimento”. Non sempre queste strutture sono di facile individuazione, in quanto solo crolli della volta possono rivelarne la presenza. In estate la grotta è facilmente accessibile, nonostante siano necessarie 5 ore di cammino per raggiungerla. In inverno il suo ingresso è spesso nascosto dalla neve, che lo copre totalmente. Anche nei periodi più caldi, al suo interno la temperatura non sale mai sopra i -6 °C , mentre la parte più prossima all’imboccatura viene influenzata dagli agenti atmosferici esterni.
Si è notato negli ultimi anni che la grotta ha subito una perdita del volume del ghiaccio al suo interno. La cosa è da attribuire in parte al passaggio nei pressi dell’eruzione del 1981, ma qualcuno l’attribuisce ad altri fenomeni[quali?]. Dagli anni Novanta del secolo scorso si monitorano costantemente le temperature all’interno della grotta tramite sensori computerizzati e numerosi controlli metodici “in loco” da parte degli esperti del centro vulcanologico di Catania.