Torre Archirafi (‘a Turri in siciliano) è un piccolo borgo marinaro, frazione di Riposto e congiunto ad essa da sud dal lungomare Edoardo Pantano. Dall’abitato, nelle giornate terse è possibile ammirare un paesaggio che spazia dall’Etna e le sue pendici fino a Taormina, con le prime propaggini dei Peloritani, quindi alla costa reggina della Calabria.
Torre Archirafi è inoltre il punto di partenza di un percorso cicloturistico che termina nei pressi del fiume Alcantara.
L’antica torre difensiva è risalente al XIV secolo secondo una lettera di re Martino del 1406[1], nella quale ne ordina la ristrutturazione, e si trovava nella spiaggia di Mascali, dinnanzi la chiesa del borgo marittimo di Torre Archirafi[2]. Giovanni Natoli Ruffo, figlio primogenito del principe Francesco Natoli Alifia e di Caterina Ruffo di Calabria, fu il primo duca d’Archirafi, feudo concesso per regale concessione da parte di re Carlo III di Borbone il 24 maggio 1741[3]. Restaurò la chiesa parrocchiale a cui diede il nome di Santa Maria della Lettera per l’indulto dell’arcivescovo di Messina[4][5].
Secondo il Villabianca la torre, distrutta dall’impeto del mare, fu ricostruita nel 1762 in un luogo più sicuro[6], tuttavia nessuna nuova torre risulta costruita in quell’anno, né la vecchia fu mai restaurata come dimostra un dipinto di fine settecento che la ritrae in rovina[2]. Alla morte di Giovanni Natoli Ruffo, avvenuta nel 1769, gli succedette il cognato Francesco Moncada Natoli, che l’anno successivo rivendette la ducea e le proprietà a Placido Vanni Sitajolo dei Marchesi di Roccabianca[2].
Il borgo, a partire dalla sua fondazione, iniziò a popolarsi di gente proveniente soprattutto da Acireale, Messina e Paternò. Nel 1815, con il distacco di Giarre dalla Contea di Mascali, Torre Archirafi divenne parte del nuovo Comune sino a quando nel 1841 “Riposto e il borgo La Torre” ebbero anch’esse un proprio municipio.