La basilica di Santa Maria Maggiore è una chiesa di Ispica (RG), Sicilia, costruita dopo il terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia orientale.[1]
Costruita immediatamente dopo il terribile terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia orientale in quanto si sentì il bisogno di un luogo dove ospitare il simulacro del Santissimo Cristo alla Colonna, miracolosamente scampato alla distruzione della vecchia chiesetta presente alla Cava Ispica. Infatti si scelse di edificare per prima la cappella del Santissimo Cristo con le pietre della vecchia chiesa. Con gli anni l’edificio iniziò ad ampliarsi. Nel 1696 risultano già completati, oltre all’altare del Santissimo Cristo alla Colonna, anche l’altare maggiore, dedicata a santa Maria Maggiore e quelli di sant’Anna e san Corrado[non chiaro]. Nella prima metà del settecento i lavori continuarono sotto la guida dell’architetto netino Rosario Gagliardi portandoli a termine intorno al 1725.[1]
La consacrazione avvenne l’11 marzo 1725.[1]
Nel 1727 un altro sisma fece cadere la navata destra,[2] tutto il tetto e parte della cupola e i lavori ripresero continuando per altri trent’anni, dove nel frattempo si curava l’ornamento della chiesa e l’esterno. Infatti Nel 1749 Vincenzo Sinatra portò a termine il loggiato, di forma semiellittica su modello del colonnato del Bernini a San Pietro, e fra il 1750 ed il 1761 il palermitano Giuseppe Gianforma completò gli stucchi.[2] Infine il marchese di Ispica Francesco Saverio Statella decise di dare l’incarico di dipingere l’intera chiesa con immagini del nuovo e dell’antico testamento ad uno dei pittori di spicco del settecento in Sicilia, il pittore Olivio Sozzi. Egli non terminò l’opera in quanto morì nel 1765 cadendo da un’impalcatura allestita nella Cappella dell’Assunta. Il 19 giugno 1763 la chiesa fu consacrata da Giuseppe Antonio de Requisenz, arcivescovo di Siracusa, quale unica basilica del Comune.[2] Nel 1768 Vito D’Anna dipinse il quadro oggi presente nell’altare maggiore.
Grazie all’insieme di pitture e affreschi, considerati importanti per la storia della pittura in Sicilia, il 24 febbraio 1908 la basilica fu eretta a monumento nazionale.[3][2] Oggi l’intero organico di affreschi è considerato uno dei grandi capolavori pittorici del diciottesimo secolo in Sicilia tanto che una bozza del quadro centrale raffigurante il nuovo e il vecchio testamento è presente al Louvre di Parigi.
La basilica si inserisce nello stile tardo-barocco insieme alle chiese di Noto, Ragusa e Modica entrate a far parte del patrimonio dell’UNESCO. Per questo motivo è stata avanzata una richiesta di estensione per Ispica in quanto l’intero organico architettonico, comprendente quindi il loggiato, è unico in tutto il Val di Noto[4]. La facciata della chiesa è semplice e lineare con capitelli ionici e corinzi. Al centro troviamo un finestrone architravato dove è rappresentato su vetro il Santissimo Cristo alla Colonna, mentre ai lati svettano due statue, ormai erose dal tempo, raffiguranti san Gregorio e santa Rosalia. Al di sopra del portone centrale è presente un grande stemma con putto che scopre il drappeggio svelando le due iscrizioni latine «SIGNVM CVI CONTRADICETVR» (Luca 2, 34) e «DE … BASILICIS HAEC VNA … EST PONT.(IFICALIS) ROM.(ANVS)» (questa è una delle basiliche).[5]