L’opera è talmente monumentale e complessa che riesce difficile pensare che possa essere stato il frutto del lavoro di una sola generazione, sia pure con l’ausilio di strumenti di scavo in bronzo o in ferro. Si trova a metà circa della Cava Ispica. Una parete calcarea, alta trenta metri, scende a picco nella parte superiore della roccia-grigio e a strapiombo in quella inferiore giallo-rossiccia. È una vera e propria fortezza. La singolarità del Castello sta soprattutto nella inconsueta architettura dei suoi quattro piani, collegati fra loro da scale interne ancora visibili, con incavi per l’arrampicata e da scale esterne il cui crollo ha messo allo scoperto gli ultimi piani. Gli ambienti sono quasi tutti di forma rettangolare o quadrata con nicchie alle pareti e presentano gli incavi delle porte e delle finestre. Quasi tutti prendono luce e si dipartono da un lungo corridoio che si sviluppa lungo la parete esterna.
«Queste dimore sono costruite su diversi piani, scavati nella roccia su entrambe le pareti della valle; alcune a tale considerevole altezza, che possono essere raggiunte soltanto con delle scalette, o attraverso collegamenti con il piano più basso. Un esempio perfetto di tali collegamenti si trova nel complesso denominato Castello d’Ispica.» |
(Sir Richard Colt Hoare, Ricordi di viaggi all’estero, nell’anno 1790. Sicily and Malta– 1817[9]) |