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CHIESA MADRE DI SAN CESARIO

Di Lupiae – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11720120

La chiesa madre di Santa Maria delle Grazie, edificata a partire dal 1623, fu benedetta nel 1704; l’erezione della parrocchia risale invece alla seconda metà del XVI secolo. Ampliata per ben tre volte, l’ultima ricostruzione è del 1847 su progetto dell’ingegnere Casotti. Fu dedicata a Santa Maria delle Grazie il 22 luglio 1854[9]. La facciata, formata da due ordini sovrapposti e da timpano triangolare, è scandita dall’alternanza di paraste doppie. L’ordine inferiore accoglie il portale d’accesso e quattro nicchie, delle quali le due che affiancano l’ingresso contengono le statue di San Pietro e di San Paolo. Sul timpano è addossata la statua di San Cesario. L’interno, a navata unica terminante nel presbiterio, possiede un grande soffitto a cassettoni e una pavimentazione musiva. Conserva numerosi altari e la cappella di Santa Maria del Carro, preesistente alla chiesa e inglobata in essa. Fra gli altari si ricordano quelli barocchi dedicati a San Cesario, con relativa tela e busto argenteo del Santo, e al Crocifisso, di patronato dei duchi Marulli.

In un armadio a muro sul lato destro dell’altare privilegiato dedicato a San Cesario – collocato sul lato destro del transetto della Chiesa – si conserva il prezioso reliquiario argenteo a ostensorio (51 x 24 cm) di bottega del salentina sec. XVIII, in argento sbalzato e cesellato, contenente parte dell’omero sinistro di San Cesario diacono e martire, corrispondente alla porzione distale, ossia il gomito, dell’osso; ed il reliquiario ligneo di bottega salentina del sec. XVIII, in legno scolpito, dorato e dipinto argentato, che contiene un frammento osseo del patrono. La porzione ossea dell’omero del santo fu traslata nell’anno 1724[10] dal Monastero di San Ponziano di Lucca, grazie a D. Ettore Marulli (1692 – 1763) Duca di San Cesario in Terra d’Otranto, Balì gerosolimitano di Venosa[11] e Balì cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme[12].