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CHIESA DI SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI

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Di dalbera from Paris, France – Saint Jean des Ermites (Palerme), CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24666840

La chiesa di San Giovanni degli Eremiti è un monumento nazionale[1] situato nel centro storico di Palermo, nei pressi del palazzo dei Normanni.[2]

Giulio Carlo Argan scrive: «I Normanni che instaurarono la loro dinastia in Sicilia nel 1072, distruggono i monumenti, non la tradizione dell’architettura bizantina e araba. San Giovanni degli Eremiti a Palermo (1132) è araba nel nitido rapporto tra i corpi cubici e le cupole emisferiche».

La chiesa è costruita secondo i canoni dell’architettura siculo-normanna; si tratta di una chiesa romanica e che esternamente ricorda edifici orientali. Tale richiamo all’Oriente viene ancor più enfatizzato dalle cupole di colore rosso acceso, restaurate nell’Ottocento dell’architetto Giuseppe Patricolo, secondo un’interpretazione del colore originale basata su antiche tracce di intonaco di color rosso cupo.[3]

  • 581San Gregorio Magno e la madre Santa Silvia sono annoverati tra i promotori e fondatori del luogo di culto.[4] Il monastero appartiene all’Ordine benedettino prima sede Abbaziale della Congregazione Benedettina in Sicilia.[5]
  • VII secoloAgatone, futuro Papa, veste l’abito monastico in questo monastero.[6]
  • 842, Distruzione saracena.[6]
  • 1132, Riedificazione operata da re Ruggero[6] con affido del monastero a Guglielmo da Vercelli fondatore dell’Ordine di Montevergine.[7] In questa fase il primitivo monastero di Sant’Ermete è dedicato a San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Adiacente al monastero sorgeva la chiesa di San Mercurio (in greco Ermes), per la vita eremitica dei monaci pertanto definiti romiti, per assonanza o storpiatura o contaminazione verbale col termine Ermete, il luogo di culto ricostruito diviene noto come monastero di San Giovanni degli Eremiti.[8] Con la ricostruzione di Ruggero assume il titolo di «Reale» e riceve le concessioni di numerosi privilegi.
  • 1157 – 1163, L’Abate Giovanni Nusco discepolo di Guglielmo fonda numerosi monasteri dipendenze del monastero di San Giovanni degli Eremiti, egli conclude la parabola terrena presso uno di essi ovvero nelle pertinenze della Prioria di Santa Maria del Bosco Adriano di Burgio.

Nel corso dei secoli la chiesa ha subito alcune manomissioni che tuttavia non hanno in alcun modo intaccato l’edificio interno. Sovrapposizioni sono state eliminate intorno al 1880, dall’architetto Giuseppe Patricolo, che ne volle ripristinare l’aspetto originale.[9]

Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (Unesco) nell'”Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale“.

La chiesa, caratterizzata all’esterno dalle cupole di colore rosso, appoggiata con un fianco ad un corpo quadrato anteriore, è realizzata a croce commissa divisa in campate quadrate su ciascuna delle quali poggia una semisfera. Il presbiterio, terminante in nicchia, è sormontato da una cupola, come quella dei due corpi quadrangolari che la fiancheggiano e di cui quello di sinistra si eleva a campanile. Il chiostro, abbellito da un lussureggiante giardino, è la parte meglio conservata del primitivo monastero; spiccano per bellezza e leggerezza le colonnine binate con capitelli a foglie d’acanto che reggono archi ogivali a doppia ghiera. Vi si trova inoltre una cisterna araba.

Oggi l’edificio presenta una nuda cortina muraria fatta con conci di tufo squadrati; l’interno ha tre absidi semicircolari ed è suddiviso in cinque campate quadrate coperte da cupolette che si raccordano alle pareti tramite nicchie.

«Una chiesa normanna vicino al palazzo reale e alla Porta di Castro… riparata in un incavo, è del tutto orientale, e con le sue cinque cupole starebbe benissimo a Baghdad o a Damasco. Accanto, il campanile gotico a quattro ordini di logge è sormontato da un’altra cupola, singolare adattamento di costruzione araba ad un costume cristiano. La pianta della chiesa è a croce latina con tre absidi, la navata è divisa in tre campate ognuna delle quali è sormontata da una cupola con pennacchi, necessari perché la torre su cui poggiano è quadrata, le pareti sono in pietra intagliata come spesso se ne vedono nei monumenti arabi senza decorazione alcuna e l’insieme è illuminato da finestre ad arco acuto.»
(F. ElliotDiary of an Idle Woman in Sicily (1881))