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SINUESSA

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30944016

Prima della fondazione della colonia romana di Sinuessa[1] nel 296 a.C., alcuni frammenti di ceramica datati al IX secolo a.C., rinvenuti in una serie di campagne di scavo (località Incaldana), hanno rimarcato l’esistenza di un insediamento di origine aurunca sviluppatosi nella parte meridionale del sito dove sarebbe sorta la nuova città romana.

Altro insediamento degli Ausones è stato localizzato sul Monte Petrino dove, a seguito di ricognizioni e di uno scavo stratigrafico, finanziato dal Comune di Mondragone, sono state scoperte una ottantina di aree piene di materiale ceramico protostorico interpretate come probabili unità abitative, datate cronologicamente alla prima età del Ferro (1000 – 725 a.C.).

Con la caduta degli Aurunci, sterminati dai romani nel 314 a.C., l’area compresa tra il Garigliano e il Volturno entrò nella loro gestione amministrativa del territorio, con la fondazione, nel 313 a.C., della colonia latina di Suessa Aurunca e con la costruzione della Via Appia l’anno successivo. Questi furono i primi segni tangibili di una nuova riorganizzazione dei villaggi, fortificazioni e santuari a tipici del popolo aurunco.

Sinuessa venne fondata come colonia romana nel 296 a.C. dopo aver sconfitto e sottomesso il popolo degli Aurunci. La città fu ampliata per sostituire la distrutta Vescia, insieme alla quale formava la pentapoli aurunca con AusonaMinturnae e Suessa.[2]

Nel 296 a.C. oltre a Sinuessa venne fondata dai romani anche Minturnae, queste due avevano la funzione comune di difesa militare lungo le coste del Tirreno e strategica, per quanto concerne le vie d’accesso alla piana campana e all’ager falernus.

La colonia di Sinuessa venne pensata ai margini meridionali della piana del Garigliano, ad ovest delle ultime propaggini del Massico. Compresa tra il fiume Garigliano a nord ed il Volturno a sud, entrambi navigabili, ed utilizzati maggiormente come vie di comunicazione. Nondimeno, la strategia era proprio quella si sfruttare la posizione geografica, la straordinaria feracità dei terreni, facendo sviluppare economicamente entrambe le colonie, le quali divennero importantissime, almeno fino all’arrivo di Annibale, a partire dal II secolo a.C.

A queste si associa il complesso termale, le cui sorgenti venivano chiamate “Acquae Sinuessanae”, molto conosciuto e frequentato dalla casta più abbiente dei romani per le numerose proprietà terapeutiche. Un’area idrotermale e gassosa presente, ancora oggi, in località Le Vagnole, alla pendici del Monte Pizzuto.

Come riportato da Plinio il Vecchio la città divenne una delle più floride dell’Impero romano[3], grazie anche al passaggio della via Appia, importante arteria di collegamento tra Roma e Brundisium.

Tra il I secolo a.C. e il I d.C. vi fu un periodo molto fiorente per Sinuessa, tanto che l’aristocrazia romana vi costruì diverse ville. Con la realizzazione della via Domiziana, nel 94, l’economia sinuessana si avvantaggiò di un importante sbocco commerciale ovvero il porto di Puteoli.

Le sue terme erano famosissime tra le matrone ed i patrizi romani che vi giungevano per bagnarsi nelle calde e salubri acque della zona “Incaldana”. Era rinomata, inoltre, per il suo pregiato vino, il Falerno, e per il clima mite. Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, anche Sinuessa venne distrutta dalle invasioni barbariche, ma, secondo alcuni studi, la causa principale del declino fu il bradisismo, che causò l’abbandono da parte degli abitanti.

Sinuessa fu brillante, ricca e amata dagli aristocratici romani. Popolata, frequentata fino ai tempi di Vespasiano[4], nonché meta di viaggi e spensieratezze fuori dalle mura delle grandi città (Roma Antica, Capua ecc.). La sua notorietà iniziò ad affievolirsi durante il sesto secolo d.C., per poi essere completamente dimenticato nel nono secolo d.C.

Fu un declino inevitabile: dalle persecuzioni dei cristiani ordinate dagli impe­ratori fino ad arrivare alle incursioni dei barbari (gotivandaliostrogotilongobardi) e più tardi dei saraceni. Seguirono eventi naturali (terremoti e maremoti) che fecero sommergere la città per buona parte nel mare. A questi si aggiunse nei secoli “la mano dell’uomo” che ha devastato tutto ciò che poteva oggi dimostrare la grandezza di Sinuessa.

Il territorio venne sommerso gradualmente, così come avvenne in altre colonie romane antiche (Pozzuoli, Cuma, Baja ecc.) e già verso il quarto secolo d.C., una parte dei sinuessani, sterminati dalla violenza cieca delle invasioni, furono costretti a rifugiarsi sulla sommità del monte Petrino e a costruirvi i primi villaggi. Altri invece restarono in ciò che rimaneva della colonia e videro nascere quella che poi sarebbe diventata la rocca fortificata di Mondragone.