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CHIESA DI SAN DOMENICO MAGGIORE

Taranto, san domenico, facciata 01.jpg
Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59431550

La chiesa di San Domenico (già chiesa di San Pietro Imperiale) è una chiesa in stile romanicogotico di Taranto, sorta nel 1302 nel Borgo Antico della città.

Sul Borgo sorgeva un tempio greco di epoca arcaica, ricostruito in epoca classica (V secolo a.C.)[1], sui cui resti sorse, probabilmente nel corso dell’XI secolo la chiesa di San Pietro Imperiale, in stile bizantino, con annesso convento. Il complesso venne abbandonato dai benedettini nel 1228.

Come testimonia un’iscrizione in latino nello stemma del portale di ingresso[2] l’attuale edificio venne costruito nel 1302 e dedicato a San Domenico da Giovanni Taurisano, giunto dalla Provenza al seguito di Carlo II d’Angiò e da questi nominato feudatario di Taurisano, in provincia di Lecce.

I padri domenicani vi si insediarono nei primi del Trecento ,e nel 1349 la chiesa viene consacrata a San Domenico di Guzmán.

Nel corso del XVI e del XVII secolo si costituirono tre confraternite: la Reale arciconfraternita di Maria Santissima del Rosario (tra il 1571 e il 1578), la Confraternita del Santissimo Nome di Gesù (1580), più nota come “del Santissimo Nome di Dio” e la confraternita di san Domenico in Soriano (1670), le quali eressero nella chiesa tre altari nelle cappelle della navata sinistra.

L’ingresso principale è raggiungibile per mezzo di una scalinata barocca costruita al centro della facciata verso la fine del XVIII secolo, quando fu creato il pendio San Domenico per collegare la via Duomo con la parte bassa dell’isola.

Nella prima cappella della navata sinistra l’altare della Madonna del Rosario venne rinnovato nel 1751 dall’omonima arciconfraternita, come riporta l’iscrizione sopra la porta di accesso. Il dipinto con la Vergine del Rosario di autore ignoto ma sicuramente appartenente alla scuola di Francesco Solimena è attorniato da formelle riproducenti i quindici misteri del Rosario e da un rivestimento in marmi policromi opera di Nicola e Francesco Ghetti che lavorarono anche nel cappellone di San Cataldo, sulle pareti laterali vi sono due grandi tele datate 1770 di autore ignoto che raffigurano Pio V che benedice i vincitori di Lepanto e la Crociata di San Domenico contro gli albigesi.

Nella seconda cappella, dedicata a San Vincenzo Ferrer si trova una grande tela con raffigurato il santo.

Nella terza cappella, della confraternita del Santissimo Nome di Gesù, è ospitato il simulacro di Gesù Bambino in piedi (detto U’Bammine all’erte), che viene portato in processione dalla confraternita in occasione dell’Epifania. L’altare presenta un decoro ligneo in stile barocco, con le colonne sorrette da demoni in legno, a simboleggiare la sottomissioni del demonio, e ospita la tela della Circoncisione di Gesù, opera del pittore Fabrizio Santafede, della seconda metà del XVI secolo. Nella cappella si trovano inoltre due tele di autore ignoto sulle pareti laterali (Natività e Adorazione dei Magi) e una pietra tombale con lo stemma della famiglia Nannio.

La quarta e ultima cappella è dedicata alla Madonna Addolorata ed è curata dalla Confraternita di Maria Santissima Addolorata e san Domenico, erede di quella di San Domenico in Soriano. L’altare e in stile barocco, opera di Ambrogio Martinelli nel XVII secolo, ospita la statua della Vergine Addolorata della seconda metà del XVII secolo, che viene portata in processione il Giovedì santo e durante la festa grande della confraternita, la terza domenica di settembre.