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GIARDINO DI NINFA

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Di Mentnafunangann – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10574795

Il giardino di Ninfa è un monumento naturale della Repubblica Italiana situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta. Si tratta di un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino.

Il paese di Ninfa, il cui nome sembra derivare da un tempio di età classica dedicato alle ninfe[1], presente su un isolotto del piccolo lago, doveva esistere già durante l’epoca romana, ma si trattava di un piccolo centro agricolo. Durante la metà dell’VIII secolo papa Zaccaria ebbe in dono da Costantino V Copronimo, in segno di riconoscenza per aver contrastato l’avanzata dei Longobardi intercedendo presso il re Liutprando, vaste zone agricole nei pressi di Norma, dove era presente una tenuta di campagna[2]. In questo periodo la via Appia e la via Severiana divennero impraticabili per via dell’avanzamento della palude e ciò comportò lo spostamento dei traffici commerciali sulla via pedemontana che transitava nei pressi di Ninfa: l’imposizione di un pedaggio a chiunque volesse utilizzare la strada si rivelò essere una fonte di ricchezza e ben presto Ninfa divenne un piccolo centro urbano, con numerose case e chiese[1].

Tra il X e l’XI secolo nonostante i territori appartenessero allo Stato Pontificio, i veri dominatori della zona furono i conti di Tuscolo; all’inizio del XII secolo papa Pasquale II ottenne nuovamente il controllo di Ninfa: nel 1116 attraverso il Pactum Ninfensium il borgo fu affidato agli stessi abitanti, in cambio di fedeltà alla chiesa, alcuni obblighi economici e l’ordine di abbattere le mura difensive[2]. In seguito Ninfa fu ceduta alla famiglia dei Frangipane: nel 1159, alla morte di Adriano IV, vennero eletti due papi, Rolando Bandinelli, col nome di Alessandro III, sostenuto dai Frangipane, e Ottavio de Monticelli, col nome di Vittore IV, sostenuto da Federico Barbarossa. Alessandro III fu immediatamente fatto prigioniero dal rivale e liberato da Oddone Frangipane che gli offrì rifugio a Ninfa, dove nella chiesa principale, quella di Santa Maria Maggiore, il 20 settembre, fu eletto papa[1]: nel 1171 Federico Barbarossa si vendicava prima saccheggiando e poi incendiando la città. Il tramonto dell’epoca dei Frangipane fu alla fine del XII secolo, quando sommersi dai debiti vendettero la maggior parte delle loro proprietà: unico lato positivo del loro governo fu la costruzione della prima parte del castello e delle mura difensive. Durante il XIII secolo Ninfa venne amministrata da Giacomo Conti, così come dimostrato in un giuramento di fedeltà risalente al 1215, e dai suoi discendenti; tuttavia alla fine del secolo la cittadina visse una fase convulsa che portò probabilmente al potere prima gli Annibaldi e poi i Colonna, che presero possesso della città il 30 aprile 1293[2].

Con la salita al soglio pontificio di Bonifacio VIII la famiglia dei Colonna fu scomunicata e tutti i beni confiscati: nel 1297 Pietro Caetani acquistò Ninfa per 200.000 fiorini d’oro, anche se la sua investitura ufficiale a capo del feudo avverrà solamente il 10 ottobre del 1300. Fu questo per Ninfa un periodo di grande prosperità: le mura vennero rinforzate, il castello fu ampliato e fu costruita una torre, fu eretto un muro di contenimento per l’acque della vicina sorgente in modo tale da ampliare il piccolo lago già esistente, fu ampliato il palazzo comunale e costruiti nuovi mulini e due ospedali chiamati di San Matteo e Le Mancinule[2]; erano inoltre presenti un gran numero di chiese sia dentro che fuori le mura e tantissime botteghe sia artigiane che commerciali. Fu in questo periodo che si ebbero alcuni interventi per il risanamento della palude circostante. Alla morte di Bonifacio VIII le famiglie nemiche dei Caetani rivendicarono i territori precedentemente usurpati: gli Annibaldi saccheggiarono Ninfa e per mantenerla in loro possesso chiesero l’aiuto dell’esercito da Roma anche se cambiamenti della situazione politica, nel 1314, permisero ai Caetani di riappropriarsi del borgo. Nel 1317 il territorio fu assegnato a Benedetto III, conte palatino, e nel 1355 a suo nipote Giovanni: la famiglia tuttavia per problemi economici, che si estinguerà nel XVI secolo, dovette vendere i suoi territori.

Nel 1369 Ninfa venne acquistata dai Caetani di Fondi, capeggiati da Onorato I, che saldò i debiti accumulati dai suoi predecessori e restaurò la cinta muraria. Il papa avignonese Clemente VII, alleato di Onorato, gli confermò la carica di rettore della zona, dichiarando i Palatini estromessi da tutti i diritti: questo fece scattare da parte del papa di Roma Urbano VI la scomunica a Onorato, privandolo di tutti i diritti provocando una violenta lotta che sfocia nel 1380 con un assedio a Ninfa, la quale venne saccheggiata e nel 1381 completamente distrutta dalle città vicine a colpi di piccone. Dopo questo episodio Ninfa non venne più ricostruita: resistettero poche capanne di contadini che lavorano le campagne circostanti anche se con l’avanzamento della palude e la malaria costrinsero i pochi residenti a lasciare la zona

Nel 1471 i Caetani aprirono a Ninfa una ferreria i cui lavori erano iniziati nel 1457 e dopo solo qualche anno di attività fu chiusa. Nello stesso periodo il castello venne utilizzato come prigione: nel 1447 viene ricordato l’episodio dell’eccidio di Ninfa[2], quando uno dei prigionieri rinchiusi nella torre uccise un carceriere e per punizione Onorato III lanciò dalla torre tutti i reclusi tra cui un diacono, evento ritenuto inammissibile dalla Chiesa. Onorato, per evitare la scomunica, che prevedeva anche la confisca di tutti i feudi, dovette farsi pubblicamente frustare.

Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani diede ordine all’architetto Francesco Capriani di costruire un giardino nell’area di Ninfa, costituito semplicemente da due viali ad angolo retto e da due nicchie dalle quali fuoriusciva acqua che poi si riversava nel fiume per l’allevamento di trote: questo giardino cadde in rovina poco dopo la morte del cardinale nel 1585. Nel XVIII secolo di Ninfa non rimaneva più alcuna traccia dopo che anche l’ultimo mulino e la gualchiera chiusero. Nel 1765 il municipio venne trasformato in granaio dal duca Francesco V e nello stesso periodo papa Pio VI avviò una bonifica delle paludi ma il tutto si concluse in un nulla di fatto.

Fu solamente nel 1921 che Gelasio Caetani iniziò la bonifica della zona ed il restauro di alcuni ruderi di Ninfa, in particolar modo della torre e del municipio, per farne una residenza estiva; contemporaneamente, sotto la guida della madre Ada Wilbraham, che aveva già realizzato un orto botanico a Fogliano[3], iniziò a piantare diverse specie botaniche che portava dai suoi viaggi all’estero e che ben si sviluppavano a Ninfa per via del clima favorevole, molto umido, regalato dal fiume Ninfa e dalla rupe di Norma che bloccava il passaggio delle nubi più basse provocando frequenti piogge. I lavori per l’allestimento del giardino furono proseguiti poi da Roffredo Caetani, dalla moglie Marguerite Chapin e dalla figlia Lelia Caetani: furono proprio le due donne e soprattutto Lelia, durante gli anni trenta, a dare al giardino una struttura all’inglese[1]. Ninfa ospitò diverse personalità di spicco del ‘900 come il poeta Gabriele D’Annunzio o lo scrittore Boris Pasternak, autore de Il dottor Živago o, nel 1935Benito Mussolini in visita all’agro pontino. Lelia Caetani, senza eredi, fu l’ultima rappresentante della famiglia Caetani, che dopo oltre settecento anni estingueva il suo casato: la donna però, prima della sua morte, avvenuta nel 1977, diede vita ad una fondazione, chiamata Roffredo Caetani di Sermoneta, al quale intestò oltre al castello di Sermoneta anche il giardino ed è ancora tale fondazione che oggi si occupa del parco[3]. Intorno al giardino a partire dal 1976 è stata istituita un’oasi del WWF a sostegno della flora e della fauna del luogo, che la bonifica della palude aveva portato alla scomparsa.

Nel 2000 tutta l’area di Ninfa è stata dichiarata monumento naturalistico[4] ed il giardino è stato considerato dal The New York Times, come il più bello al mondo[5]. Aperto solo in alcuni periodi, il giardino viene visitato da circa settantamila turisti all’anno.