FOLK BIKE

CHIESETTA DEL BELVEDERE

Madonna Incaldana.jpg
Di anonimo – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45352088

La Chiesetta del Belvedere (più raramente detta Santuario del Belvedere) è uno piccolo edificio storico a carattere religioso della città di Mondragone, in provincia di Caserta (Campania).

Originaria del XIII secolo, è celebre per essere stata il luogo primario e originario in cui venne custodito il quadro della Madonna Incaldana, un’icona in stile bizantino che viene venerata dalla Chiesa cattolica come protettrice della città casertana e che, dal XVII secolo, è ubicata nel Santuario di Maria Santissima Incaldana.

Le origini di questo piccolo luogo di culto risalgono almeno al XIII secolo, periodo in cui questa chiesetta venne eretta apparentemente per la prima volta. Si trovava (e si trova tuttora) ai piedi di un rilievo montuoso facente parte della catena del Monte Massico, in quel che oggi è parte del territorio nord-occidentale della città di Mondragone. Proprio grazie alla suggestione che evoca il luogo in cui venne costruita, la chiesetta prese il nome di “Belvedere”.

Coloro che la costruirono e ne usufruirono sin dalle origini non sono noti.[1]

Si sa che è in questo luogo venne sin da tempi ignoti, probabilmente dal XIV secolo, custodito un quadro dipinto su legno e raffigurante una Madonna col Bambino. Di tipico stile bizantino, il dipinto divenne un’icona sacra e fu noto sotto il nome di “Madonna del Belvedere”, ma oggi è celebremente noto sotto il nome di “Madonna Incaldana“.

Ma del resto della storia di questo luogo si sa ben poco.

Ciò che è noto è che, in antichità, le città costiere come quella che è oggi Mondragone erano costantemente minacciate dalle barbarie e dai saccheghiamenti dei Turchi Ottomani. Quindi anche questo luogo dovette subire le angherie di questo popolo.

Nel XVI secolo, infatti, l’antica chiesetta venne saccheggiata e data alle fiamme proprio durante un’incursione turca. Andò quasi completamente distrutta, ad accezione di unica porzione, l’abside; infatti, tuttora esistente, è l’unica parte della struttura originaria ad esserci pervenuta. Proprio in questa occasione, la celebre Madonna uscì indenne dal fuoco, che “miracolosamente” non la consumò.

Si sa per certo che nel periodo compreso tra il 1569 e il 1624, questo sacello venne retto e frequentato dai Padri Carmelitani.[1]

Ma la minaccia di attacchi sempre costante e la posizione rurale in cui si trovava la chiesetta, spinsero i rettori ad abbandonarla e spostarsi nei centri abitati. Il quadro, ormai famoso, divenne motivo di una disputa tra i paesi limitrofi, che rivendicavano il suo possesso. Per questo motivo, secondo la tradizione, venne stabilito che la Madonna “avrebbe scelto da sé” il luogo in cui venir trasferita. Infatti, la legenda vuole che il quadro venne posizionato su un carro trainato da una coppia di buoi, senza che avessero una guida; costoro imboccarono la strada che portava a Mondragone e una volta giunti qui si accasciarono, morti.

Giunta quindi in città, l’icona della Madonna (che dalla zona ricca di acqua sulfurea prese il nome di “Incaldana”), venne collocata nell’allora Collegiata di San Giovanni Battista, oggi divenuta una basilica minore e nota come Santuario di Maria Santissima Incaldana, proprio per la presenza del quadro, che da allora è ancora custodito in questo luogo.

Inoltre, la traduzione vuole che i due buoi che la trainarono in città vennero sepolti sotto il sagrato di questo stesso Santuario.

Come visibile da fotografie storiche,[2] della Chiesetta ormai rimaneva in piedi solo la zona absidale (che costituisce ancora l’unica parte originale), e così venne completamente ricostruita solo recentemente.[3]

Oggi, il Lunedì in Albis di ogni anno, viene ricordato e celebrato il leggendario trasporto del quadro della Madonna Incaldana.[1] L’evento viene rievocato con una suggestiva processione in costume e che, partendo proprio dalla Chiesetta del Belvedere, attraversa la città di Mondragone e trasporta su di un carro trainato da buoi una copia dell’icona, giungendo nel Santuario a lei dedicato.[1] Tutto ciò proprio come la tradizione vuole che accadde secoli prima.

Infatti il quadro originale solo ogni 25 anni, o in occasioni speciali, lascia il suo sacello ed esce fuori dal Santuario per solenni cerimonie.