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PARCO ARCHEOLOGICO DI SATURO

Di Francesco Ranieri – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=3819758

Satùro è una località sulla Litoranea Salentina della marina di Leporano, in provincia di Taranto, e ospita sul suo promontorio l’omonimo parco archeologico.

Posta a circa 12 km da Taranto, Saturo è raggiungibile percorrendo la litoranea salentina. La località si estende sia nel versante interno della litoranea (fino a raggiungere il territorio della città di Leporano), sia in quello esterno (fino a raggiungere la costa e le spiagge di Saturo, Canneto e Porto Pirrone).

È molto frequentata nei mesi estivi, poiché costituisce una zona residenziale di villeggiatura, ma è poco abitata per il resto dell’anno. Non sono presenti industrie di alcun tipo: solo appezzamenti di terreno destinati all’agricoltura e alla coltivazione di uve, olive e ortaggi. La sua importanza è dovuta, principalmente, alla presenza di un sito archeologico che ricopre un intervallo storico che inizia dal XVIII secolo a.C. e termina al XVI secolo d.C.

L’area compresa fra le baie di Saturo e Porto Perone, nella quale sorge il Parco Archeologico di Saturo, è uno dei luoghi più significativi del Mediterraneo, sia per quanto riguarda le fasi della preistoria e della protostoria, sia per le vicende relative alla colonizzazione del tarantino da parte dei coloni greci provenienti dalla Laconia.

Le due insenature contigue offrivano, infatti, riparo alle navi con qualsiasi condizione del vento e il promontorio offre una posizione privilegiata per il controllo dell’orizzonte. In più, la presenza di ricche sorgenti, consacrate come santuari già da prima della fondazione della colonia greca di Taranto, ha fatto sì che la zona fosse abitata fin dall’Età del Bronzo (a partire dal XVIII secolo a.C.) e frequentata da viaggiatori e mercanti micenei.

In età romana imperiale, la bellezza dei luoghi e la salubrità dell’ambiente hanno determinato la costruzione di un’importante villa romana già nota agli storici locali dei secoli scorsi. In epoca tardo antica, dopo l’abbandono nel VI secolo della villa, l’insediamento si sposta all’interno per ragioni di sicurezza e di lì a poco, con l’incastellamento degli abitati precedentemente organizzati in nuclei sparsi e non fortificati, nascerà il borgo di Leporano.

Durante la I Età del Bronzo (1800-1700 a.C.) e sino al XVI secolo a.C. sulla collinetta dell’Acropoli e sui suoi spalti si stabilisce una comunità che ha stretti rapporti culturali con il mondo egeo, come dimostrano anche le capanne costruite con il muro perimetrale in pietre irregolari e pavimenti formati da strati di frammenti di vasi misti a ceramica; i frammenti vascolari fanno capire come attraverso il Mar Ionio giungessero merci dalla Grecia e soprattutto dal Peloponneso. Nel periodo di tempo compreso tra i secoli XV e XIV a.C. la zona non è abitata, come dimostra uno strato di terreno sterile, probabilmente per il carattere mobile delle comunità di pastori dell’epoca. All’inizio della fase Tardo Appenninica (XIII secolo a.C.), il villaggio rinasce con aspetti proto-urbani: le capanne sono di forma sub-circolare e ricostruibili grazie alle tracce dei pali di legno che fungevano da strutture portanti, mentre le pareti erano in incannucciata e intonaco a base argillosa. Tutto il villaggio era circondato da un grande muro a secco, ora non più visibile, che aveva un’altezza di tre metri e una base larga cinque metri (muro che costituiva anche opera di terrazzamento), e che all’esterno era circondato da un fossato (forse per il drenaggio delle acque piovane) e da un altro muro più piccolo. Quest’opera di ingegneria rivela il carattere organizzato della comunità di Saturo/Porto Perone, che ricevevano modelli culturali dal Mediterraneo orientale, come provano i numerosi frammenti di ceramica micenea rinvenuti. A partire dall’XI secolo a.C., e sino alla fondazione di Taranto, il villaggio che viene nuovamente costruito presenta gli aspetti tipici della cultura iapigia dell’Età del Ferro.

Il toponimo Saturo è esattamente il nome che i greci usavano per indicare questo luogo. Tale nome è indicato dalle fonti antiche che narrano la colonizzazione greca e la fondazione di Taranto.

Il geografo Strabone, che ha scritto un trattato, la Geografia, nell’Età di Augusto, ci ha tramandato il racconto di uno storico greco del V secolo, Antioco di Siracusa: dopo le guerre messeniche, i Parteni ovvero gli abitanti della Laconia che erano nati illegittimamente durante la guerra, insieme con gli schiavi, ordirono una congiura per prendere il potere a Sparta, ma furono scoperti. Così il capo dei congiurati, Falanto, venne consigliato dall’Oracolo di Delfi di andare a colonizzare Satyrion[2] e la regione di Taranto, e a diventare il flagello degli Iapigi.

Questa tradizione riflette molto da vicino la realtà emersa dalle ricerche archeologiche: il villaggio di Satyrion fu distrutto, e tutta l’area intorno a Taranto fu occupata da insediamenti rurali. Il ruolo predominante di Saturo si rivela, oltre che dalla tradizione storica, anche dalla presenza di due santuari, uno all’esterno del parco e l’altro sull’acropoli, chiamato «Santuario della Sorgente», per la pratica del culto della Dea Basilissa, cioè della Dea Regina[3]. Il Santuario della Sorgente, successivamente viene ampliato con la costruzione di un nuovo sacello in muratura a pianta rettangolare all’interno del quale viene posta una statua in marmo della divinità principale e diversi oggetti d’argento che costituirono il tesoro del santuario.

La situazione cambia radicalmente con la conquista romana del tarantino.

Lungo tutta la litoranea, ad ogni promontorio corrispondeva una villa, che univa le funzioni di luogo di piacevole soggiorno e di produzione agricola.

Sono state individuate le ville di Gandoli[4] e di Saturo, ma si devono citare anche quelle di Luogovivo[5] e Lido Silvana[6] nel contiguo territorio di Pulsano. Alla fase romana è pertinente anche la lunga cisterna tagliata nel versante sud dell’acropoli, che si conserva per tutto l’alzato e che è stata individuata nel corso dei lavori per la realizzazione del parco.

Un lago sotterraneo che si trova tra Leporano e Saturo, chiamato «Pozzo di Lama Traversa», rappresentava, insieme ad altri pozzi sorgivi, la riserva acquifera del territorio. Un acquedotto di 12 km, risalente al I secolo a.C., chiamato Aquae Nimphalis, utilizzò l’acqua di Lama Traversa per fornire l’intera città di Taranto e i suoi territori sub-urbani, mediante la derivazione di una serie di canali che attraversano le vallate del litorale tarantino (inclusa quella di Saturo).

Il passaggio dall’Età Romana al Medioevo può essere collocato intorno al VI secolo; in quel periodo, infatti, si svolge la guerra tra Goti e Bizantini per il possesso dell’Italia, conclusasi a favore dell’esercito romano di Giustiniano I nel 553. Fra il VII ed il VIII secolo l’insediamento sembra collocarsi più all’interno, probabilmente per difendersi dalle scorrerie arabe. Nel XII secolo, l’arabo El Edrisi ricorda Saturo un luogo di ancoraggio per le navi.

L’esigenza di proteggere le coste dagli assalti della pirateria prima saracena e successivamente turca nasce nell’Italia assai presto; la torre di Saturo, che risulta dai documenti già esistente nel 1569, si collega alla sistematica costruzione di torri costiere anticorsare voluta a partire dal 1563 dal viceré di Napoli spagnolo Pedro Afan de Ribera duca di Alcalà. La torre è situata a 9 m. s.l.m., proprio a ridosso delle vecchie cave e dell’antico porticato della villa romana, è a base quadrata e, inizialmente si sviluppava su due livelli, si è estesa in altezza con la costruzione di un altro corpo che si fa risalire agli inizi del 1900. Oggi, il maestoso edificio presenta dissesti statici ed è stato dichiarato pericolante.