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SETTIMANA SANTA (Taranto)

Di Nessun autore leggibile automaticamente. Asia presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore). – Nessuna fonte leggibile automaticamente. Presunta opera propria (secondo quanto affermano i diritti d’autore)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=708422

I riti della Settimana santa di Taranto sono degli eventi che si svolgono nella città a partire dalla Domenica delle palme. Questi riti della Settimana santa risalgono all’epoca della dominazione spagnola nell’Italia meridionale. Furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino don Diego Calò, il quale nel 1703, commissiono a Napoli le statue di Gesù morto e dell’Addolorata. Durante il periodo illuminista nel 1765 il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione e la prima volta fu il Venerdì Santo 4 aprile 1765, attribuendole l’onore e l’onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata nel 1703.

Nella Domenica delle palme, le due principali confraternite di Taranto organizzatrici dei suddetti Riti, quella di Maria Santissima Addolorata e san Domenico (sita nella chiesa di San Domenico Maggiore nel Borgo Antico) e quella di Maria Santissima del Carmine (sita nella omonima chiesa nel Borgo Umbertino), convocano in assemblea straordinaria i propri iscritti in regola con l’amministrazione e che non siano incorsi in sanzioni disciplinari, ed effettuano le “gare” per aggiudicarsi l’onore di partecipare alle due processioni, il pellegrinaggio della Vergine addolorata e la processione dei Sacri misteri. All’inizio dell’assemblea, il segretario o uno degli assistenti del priore bandisce l’asta che prosegue fino a quando l’offerta più alta non è superata da altre offerte. A questo punto il simbolo (o statua) viene aggiudicata al confratello che ha fatto l’offerta maggiore.[2].Il ricavato delle “gare” viene devoluto nel corso dell’anno a favore di iniziative benefiche.

Nella casa circondariale di Taranto, si organizza prima delle due processioni una Via Crucis, per far rivivere anche ai detenuti la Passione di Gesù con la Troccola, la Croce dei Misteri e i Perdúne[3].Anche nell’ospedale civile Santissima Annunziata e nella Cittadella della Carità, si svolgono altre due Via Crucis con il contributo della Confraternita della Santissima Addolorata e San Domenico.

I Perdoni (le Perdúne in dialetto tarantino) sono poste, coppie, di Confratelli del Carmine, che dalle ore 15:00 del giorno Giovedì Santo escono ad intervalli dalla Chiesa di Maria Santissima del Monte Carmelo per effettuare un pellegrinaggio verso le principali chiese del Borgo Antico e del Borgo Nuovo dove sono allestite i “sepolcri”, altari della reposizione. La coppia che esce dal portone della sagrestia – rivolta verso il Borgo Nuovo – compie il pellegrinaggio per i sepolcri della città nuova e si chiama “posta di campagna”, a ricordo del fatto che alle origini dei Riti, tale zona della città non esisteva, mentre la coppia che esce dal portone principale, rivolto verso il nucleo antico della città, compie il pellegrinaggio per i sepolcri della città Vecchia e per questo conserva il nome di “posta di città”. Oltre i “Sepolcri” del borgo antico, visitano anche la chiesa di San Domenico per il saluto alla Vergine Addolorata prima dell’uscita della stessa nella processione notturna.

I Perdoni sono scalzi e vestiti con l’abito tradizionale di rito che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero appeso in vita con medaglie sacre ed un crocifisso, pendenti sulla destra del camice; una cinghia di cuoio nero attaccata in vita e fatta pendere sul lato sinistro del camice, rappresentante la frusta che colpì Gesù; una mozzetta color crema abbottonata sul davanti; due scapolari recanti rispettivamente le scritte ricamate “Decor” e “Carmeli” in seta blu chiaro; un cappuccio bianco con due forellini all’altezza degli occhi; un cappello nero bordato con nastro blu chiaro, dai cui lati scendono altri due nastri anch’essi blu, indossato in testa sul cappuccio o appoggiato sopra le spalle, fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un’asola che si trova nell’abbottonatura della mozzetta e guanti bianchi di cotone o di pelle. I Perdoni portano inoltre una mazza, chiamata “bordone”, alta circa due metri che simboleggia l’antico bastone dei pellegrini: infatti le Perdúne sono così chiamati in ricordo dei pellegrini che si recavano a Roma per ottenere il perdono dei peccati. Un’altra teoria, riconducibile allo studioso di tradizioni tarantine Angelo Fanelli, vuole, invece, che il termine derivi dalla deformazione dialettale di “bordone”, cioè del nome del bastone uncinato che usavano i pellegrini. Un dondolio chiamato in dialetto tarantino “nazzecata”, caratterizza l’incedere lentissimo dei confratelli penitenti[4].L’uscita dei Perdoni è il primo atto del Sacro Triduo Pasquale che coinvolge l’intera cittadinanza.