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CHIESA DEL COLLEGIO DEI GESUITI

Di Mboesch – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24153790

La chiesa del collegio dei Gesuiti, o dell’Immacolata al Collegio, è una chiesa barocca di Trapani, dedicata all’Immacolata Concezione, sita in corso Vittorio Emanuele, nel centro storico.[1][2] Il complesso religioso comprende anche, sulla sinistra della chiesa, l’edificio dell’ex collegio e, sulla via Roma, l’ex convento gesuitico.

Nel 1580 i religiosi della Compagnia di Gesù eressero nel tempio dei Confrati di San Michele un altare sotto il titolo della Concezione della Vergine Maria.[1]

Gesuiti nel periodo compreso tra il 1581 e il 1596, ottennero il permesso di costruire la chiesa, grazie alle donazioni del Senato cittadino, con annesso il collegio, e il convento. La chiesa fu progettata nel 1614 dall’architetto gesuita messinese Natale Masuccio[2] ed è uno tra i più significativi monumenti barocchi della città.[3] Al Masuccio subentra Tommaso Blandino da Mineo, al quale si affiancarono via via maestranze locali e personalità di spicco: gli architetti Pietro Castro e Giovanni Biagio Amico,[4][5] e gli scultori Giuseppe Milanti e Giacomo Tartaglio.

I Confrati di San Michele abbandonarono il sito nel 1616.[1] Nel 1655 a Francesco Bonamici da Lucca fu affidata la direzione dei lavori per il completamento del prospetto.

La chiesa fu consacrata il 13 giugno 1638 dal cardinale Giovanni Domenico Spinola, vescovo di Mazara del Vallo.[1]

Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù del 1767, la chiesa, che era ancora in fase di decorazione, che avrebbe dovuto seguire i canoni del tempo e comprendere un apparato decorativo interamente costituito da marmi mischi, rimase in parte incompleta[6] e i Padri Gesuiti dovettero lasciare Trapani nel 1770 insieme ai loro beni, che passarono sotto la giurisdizione della diocesi di Mazara del Vallo.

Il Collegio divenne poi il liceo ginnasio Ximenes dopo l’unità d’Italia, mentre il convento fu sede del tribunale fino agli anni ’50 del 900.

Chiusa, per inizio dei restauri, dal 1961, ed è stata riaperta nel gennaio 2003, ma i lavori di restauro architettonico della chiesa da parte della soprintendenza si sono completati definitivamente solo nel 2011.

Il primo ordine è arricchito da tre portali in calcare marmoreo grigio delimitati da paraste, sicché entrambi le partizioni centrali dei due ordini presentano la stessa intelaiatura verticale costituita da paraste binate collocate su alti plinti nel basamento e mascheroni sui dadi aggettanti del cornicione – marcapiano.

I tre portali presentano la stessa architettura: colonne ioniche sormontate da capitelli corinzi sostengono timpani ad archi sovrapposti e spezzati. Sulle cimase telamoni (o arpie, per via dei seni talvolta pronunciati) reggono un secondo ordine di timpani con volute a ricciolo, che delimitano grandi oculi intermedi. Il portale mediano, più ampio e più alto, nella parte intermedia è sormontato da due angeli che reggono lo stemma mariano centrale e un cartiglio recante la seguente iscrizione: “IN NOMINE DOMINI DEI NOSTRI INVOCABIMVS“.

Il secondo ordine è caratterizzato da coppie di paraste scanalate con ghirlande sommitali che includono nicchie vuote. Nell’insieme delimitano la finestra centrale decorata con sculture muliebri a sostegno di un timpano triangolare spezzato con mensola intermedia. Due grandi volute a ricciolo arricchite da festoni fitomorfi raccordano il corpo centrale al primo ordine.

Un monumentale timpano a triangolo spezzato chiude la prospettiva, una elevazione intermedia comprende un oculo sormontato da timpano a ricciolo. Arricchiscono la decorazione ulteriori puttini, teste di cherubini, festoni di fiori e frutti, mascheroni e figure muliebri, conchiglie ed articolate modanaturegreche, rosette e fiori stilizzati.

Nella controfacciata è addossata la cantoria.