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BASILICA DI SAN LEUCIO

Tempio italico canosa.png
Di Habemusluigi Luigi Carlo Capozzi – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3989167

La basilica di San Leucio è stata una chiesa del VI secolo di Canosa di Puglia (provincia di Barletta-Andria-Trani), sorta su un tempio di età ellenistica dedicato a Minerva. L’edificio, inizialmente dedicato ai santi Cosma e Damiano, fu ridedicato a san Leucio in epoca longobarda.

In origine, Canosa fiorisce come centro commerciale e artigianale specializzata nella produzione di ceramiche e lana. Con lo sviluppo delle poleis magno greche subisce influenze di cultura ellenica, sia dal punto di vista morfologico che urbanistico, infatti doveva essere territorio ideale per la fondazione di una polis greca. I primi contatti con Roma sono visibili durante le guerre sannitiche, quando la giovane repubblica romana giunge in Puglia, sconfigge le popolazioni autoctone e il centro canosino è costretto a stringere un Foedus con Roma precisamente nel 318 a.C . Da questa data in poi subirà un processo di romanizzazione e rimarrà sempre fedele a Roma divenendo Municipium e colonia.

Proprio in questo contesto storico si colloca l’antico tempio sotto San Leucio, databile tra la fine del IV e la prima metà del III sec a.C. Caratterizzato da una pianta etrusco-italica, (esempi di questo tipo li ritroviamo a Roma di proporzioni enormi come il tempio di Giove Capitolino). Il tempio è costituito da alto podio sagomato cui si accedeva mediante scale centrali. Proprio nella facciata ai lati dell’ingresso dovevano essere situati i due enormi telamoni. Costituito esternamente da colonnato ionico, sormontato da un fregio dorico, a metope e triglifi su cui dovevano essere rappresentati i pezzi d’armatura. Internamente invece, la seconda fila di colonne doveva essere costituita da capitelli figurati come la testa femminile che emerge da cespo di acanto e compresa tra volute.

Il preesistente edificio pagano, probabilmente abbandonato dal IV secolo, doveva essere ancora in piedi e fu sottoposto a una sistematica opera di riuso dei materiali edilizi in occasione della costruzione della chiesa, che si impiantò sulle fondazioni del tempio. La chiesa, intitolata ai santi Cosma e Damiano fu edificata nel VI secolo ad opera del vescovo Sabino[1].

La pianta della basilica consiste in un “doppio tetraconco“: un grande quadrato esterno, realizzato con muratura continua e dotato di quattro absidi semicircolari al centro di ciascun lato, al cui interno è inserito un secondo quadrato concentrico, costituito da pilastri e con le quattro absidi delineate da un giro di quattro colonne. I due quadrati vengono a delimitare un ambulacro a quattro bracci coperti da volta a botte, comunicante attraverso i passaggi tra i pilastri con lo spazio centrale, coperto in origine da una volta a padiglione; le absidi erano invece coperte da volte a semicupola. Questa disposizione richiama quella della basilica di San Lorenzo maggiore a Milano[2]. I pavimenti erano decorati da mosaici geometrici, ma venne anche riutilizzato in alcuni punti il mosaico a ciottoli che apparteneva alla pavimentazione del tempio ellenistico. L’accesso avveniva, per mezzo di una gradinata, dall’abside orientale, mentre l’abside settentrionale era affiancata da ambienti di servizio.

In seguito probabilmente ad un terremoto, che dovette causare il crollo di parte del muro esterno e della copertura dello spazio centrale, fu ricostruita e restaurata, ancora nello stesso secolo, con l’aggiunta di contrafforti esterni e di nuovi pilastri a rinforzo delle colonne; al centro quattro nuovi pilastri con colonne addossate sorressero la nuova copertura a cupola dello spazio centrale. Nell’abside occidentale venne realizzato un altare con presbiterio e ciborio e i pavimenti vennero decorati da nuovi mosaici[2].

Nel corso del VII secolo tutta l’area intorno alla chiesa e il braccio sud al suo interno furono occupati da una vasta area sepolcrale[2]. Nell’VIII secolo la chiesa fu ridedicata a san Leucio, il culto del quale si era diffuso in questa zona dopo la traslazione delle sue ossa da Brindisi a Trani[2].